Dagli anni ’80, quando apparvero gli shaft in grafite
da abbinare ai primi metalwoods, di tempo ne è passato e l’evoluzione
tecnologica ha permesso l’adattamento delle “canne” all’evoluzione sempre
maggiore delle teste dei legni fino a quelli attuali. Cerchiamo di orientarci
in questa che oggi possiamo tranquillamente definire una “giungla”. Vale la pena ricordare che per costruire uno shaft in
composito di carbonio occorrono alcuni strati di tessuto di carbonio, semplice
oppure ad alto modulo, impregnati di resina epossidica e avvolti uno ad uno su
di un cono metallico, detto mandrino, che ne determinerà la forma. Un processo
di polimerizzazione della resina per indurirla e la successiva finitura e
verniciatura completano l’opera. Per circa venti anni dalla loro comparsa tutti
gli shaft prodotti nel mondo cantavano da sei a otto strati di questo tessuto.
Tutta la produzione attuale ricalca questo schema costruttivo, ad eccezione di
una fabbrica la quale, da alcuni anni, ha iniziato a produrre canne in grafite
utilizzando venti micro strati al posto dei tradizionali otto, pur mantenendone
inalterate tutte le caratteristiche (peso, diametri ecc.). La distribuzione
della materia prima in questi shaft garantisce una grande uniformità, che poi
si riflette nel comportamento del bastone durante lo swing. La stabilità e la
precisione offerta da questo tipo di canne non ha eguali in tutto il mondo
golfistico attuale. Al momento però, esiste solo questa casa produttrice, che è
l’americana Aldila, che possiede sia il brevetto che la tecnologia per
realizzarli; tutti gli altri producono ottimi shaft di tipo tradizionale a
sei-otto strati. La riprova del livello qualitativo raggiunto la si riscontra
anche nel fatto che questi nuovi modelli vengono ormai montati sui legni delle
case più importanti dell’universo golfistico e da qualche tempo anche sui
ferri, cosa che approfondiremo più avanti. L’ultima frontiera intrapresa dalle
casa costruttrici, con la solita Aldila a fare da precursore, è quella dello
sfruttamento delle nanotecnologie, un nuovo sistema di disporre le molecole del
carbonio che,tanto per semplificare, permette di risparmiare peso e ottimizzare
il composito. Questo tipo di tecnologia, disponibile sul mercato da anni per
impieghi aerospaziali prima e industriali poi, è stata adottata da più di un
produttore, con risultati interessanti. In pratica sono stati prodotti shaft
più performanti a parità di peso, ma anche shaft con le stesse prestazioni del
passato ma di peso assai inferiore. In alcuni casi uno shaft di 65 grammi è passato a 55
con un risparmio di peso di oltre il 15%. È facile capire come la massa dei
giocatori meno dotati (alto handicap, seniores, principianti, parte del settore
femminile) possano trovare grandi vantaggi dall’impiego di bastoni più leggeri
e quindi maneggevoli, soprattutto nei legni. Al tempo stesso, tutti quei
giocatori più forti che possono manovrare attrezzi più pesanti senza problemi,
con questa innovazione hanno visto crescere le performance dei loro bastoni
senza variazioni di peso; anche in questo caso il guadagno è veramente
interessante. Questo per quanto riguarda le caratteristiche
costruttive degli shafts. Vediamo di chiarire quanto più possibile, le
caratteristiche legate all’impiego pratico. Per cominciare bisogna distinguere due importanti
caratteristiche tipiche dello shaft: la flessibilità e l’azione. La prima è
anche la più importante, definisce la rigidità di una canna determinandone in
modo univoco l’abbinamento con il giocatore. Ricordiamo che la giocabilità di
un bastone dipende per l’80% dallo shaft, 15% dalla testa e 5% dal grip. Sono
generalmente disponibili flessibilità L=Lady, A=Lite (Senior), R=Regular,
S=Stiff e X=Strong, L’azione definisce il punto di flessione dello shaft (kick
point) e può variare a parità di flessibilità. Si hanno punti di flessione alti
(vicino al grip), medi o bassi (vicino alla testa). All’azione si abbina
l’angolo di lancio ed è opposto alla posizione del kick point, ossia a punto di
flessione basso corrisponde un angolo di lancio alto e viceversa. <a href="http://digilander.libero.it/golfissimo/foto/Kick%20Point" target="_blank"><img src="http://digilander.libero.it/golfissimo/foto/Kick%20Point" alt="" border="0" /></a>
In linea teorica si potrebbero avere tre diverse azioni
per ogni flessibilità di shaft. Nella pratica però si trovano disponibili punti
di flessione medio bassi, che generano angoli di volo medio alti, per le
flessibilità da L a R. Per le canne più rigide, da R a X, i punti di flessione
sono generalmente medio alti, generando angoli di volo medio bassi. Come orientarsi in questa giungla di variabili, pesi,
flessibilità, kick point ecc.? Non è facile per nessuno, specialmente se non si
è un po’ esperti in materia. La letteratura a riguardo, a volte coinvolta commercialmente,
non aiuta a fare chiarezza. Cerchiamo di dare dei parametri, senza la
presunzione di dettare delle regole assolute. Prendiamo in considerazione tre
aspetti: flessibilità, peso e punto di flessione. La scelta della flessibilità, come si è detto, è la
principale, ma forse anche la più semplice. Deve essere fatta accuratamente
altrimenti il bastone non potrà rendere al meglio o sarà addirittura
ingiocabile. Dato il legame inscindibile fra la velocità di swing di ogni
giocatore e la flessibilità degli shafts che deve usare, è praticamente
obbligatorio analizzare il proprio movimento per sapere quale abbinamento sar?
più consigliabile. È esattamente come conoscere la propria taglia per poter
comprare un vestito. Esistono macchine elettroniche preposte a questo. Alcuni
maestri di golf sono attrezzati per questa misurazione, in alternativa basta
rivolgersi ad un Centro Tecnico di Fitting specializzato, dove sarà possibile
verificare anche tutte le altre variabili del proprio gioco. Una volta nota la
propria velocità di swing, la flessibilità dei bastoni da usare sarà una sola e,
salvo casi molto particolari, non vi sono margini di errore. Il punto di flessione (kick point) è un po’ più
complicato da stabilire. Non si tratta infatti di una corrispondenza numerica
precisa, come per la flessibilità, ma di una interpretazione dei dati che va
fatta sul singolo soggetto. Entrano infatti in gioco fattori come l’età, il
livello di allenamento, il modo di eseguire il proprio swing e in pare anche la
velocità. In linea generale si può dire che un giocatore molto veloce, che
generalmente è anche un soggetto medio-giovane con buon livello sia tecnico che
di allenamento, sceglierà shaft con punti di flessione alti che garantiscano
angoli di volo della palla bassi; ne otterrà un volo teso e penetrante che, se
il terreno lo permetterà, genererà anche un cospicuo rotolo dopo l’impatto a
terra. Al contrario tutti i soggetti dotati di velocità bassa, come i
principiati o i soggetti più anziani oppure una parte dell’universo femminile e
gli under 12, devono obbligatoriamente affidarsi alla balistica per ottenere
distanza. Il kick point del loro shaft deve essere basso perché, generando loft
dinamico, aumenta l’angolo di lancio, allungando il volo della pallina che, al
contatto col terreno, però, non rotolerà a lungo. Per tutti i giocatori di
prestazioni intermedie alle due appena descritte un mid kick, ossia una shaft
con punto di flessione medio, ottimizzerà il rapporto fra altezza del volo e
penetrazione nell’aria, rendendo quindi al meglio. Per la scelta del peso più idoneo si devono tenere
presenti alcuni fattori quali la velocità di swing, ma anche l’età e il livello
sia tecnico che di allenamento. Premesso che, soprattutto sui driver, non è
possibile cambiare il peso dello shaft a piacimento senza rischiare di
compromettere il bilanciamento e quindi il funzionamento del bastone stesso, si
può affermare che il giocatore dilettante che non frequenta molto i campi,
specialmente se dotato di velocità medio bassa, trova vantaggio nell’utilizzo
di shaft più leggeri. Questi infatti diminuiranno il peso totale del bastone,
rendendolo più manovrabile e facilmente gestibile, con la conseguenza di non
affaticare chi lo usa, anche dopo una intera giornata di gioco. Un giocatore
via via più veloce, ma anche allenato e preciso, cercherà di giocare attrezzi
sempre più pesanti, a mano a mano che il livello tecnico sale. La spiegazione
sta nel fatto che l’energia che il bastone trasferisce alla pallina è
proporzionale alla velocità, ma anche al peso del bastone stesso. Ecco perché
un golfista di questo genere, non avendo
problemi a manovrare attrezzi di 30-50 grammi più pesanti di altri, colpirà con
maggiore forza la palla, ottenendo più risultato. Come già detto in precedenza, non si intende dare con
queste righe delle regole ferree da applicare a tutti. La speranza è che,
conoscendo un po’ di più questo mondo complesso, ognuno possa capire meglio di
cosa ha realmente bisogno e forse anche spiegarsi il perché di certe sensazioni
che si hanno nel gioco.
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